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L’Europa e Milano (1957-1968)
Ancora giovanissimo in lui si è già formato un substrato di memorie, emozioni, stati d’animo difficili da contenere in uno schema. Avverte la necessità di spingersi verso nuovi orizzonti.
Invitato alla Biennale di Venezia nel 1958, nello stesso periodo gli vengono tributati i primi riconoscimenti internazionali. Sperimenta tecniche nuove, realizza acquerelli, oli, xilografie.
Soggiorna a Losanna, nel 1959 si trasferisce a Parigi. Diventa allievo e collaboratore di Le Corbusier.
Poi nella capitale francese un episodio singolare; Jean Cocteau visita una personale di Spatari, viene attratto irresistibilmente da una delle opere, la stacca dalla parete e la porta via, lasciando al posto del quadro un biglietto di ringraziamento firmato.
Conosce Picassso e Max Ernst, quest’ultimo lo introdurrà alla tecnica delle “fratture terrestri”. Intanto realizza mosaici in vetro, sculture, murales, affreschi. Dal primissimo figurativo attraverso il Prismatismo per tendere verso il Dinamismo informale con il quale afferma il primato della soggettività interpretativa dell’Artista sulla mera rappresentazione del Reale.
Torna in Italia, a Milano e nel quartiere Brera apre una galleria con la sua compagna, Hiske Maas, giovanissima artista olandese che sarà la sua musa negli anni a seguire. La tecnica del “frottage” ricevuta da Ernst trova compimento nel suo periodo milanese del “Dinamismo compositivo e totemico”. Incontra Montale, Carlo Levi, Guttuso. Nonostante il successo continua a sperimentare.