IL SOGNO DI GIACOBBE
1990 – 1994
Nik su Giacobbe:
“Giacobbe è l’uomo a me simile. Per sognare, vagare negli spazi dell’imprevedibile, alla ricerca del se e del mondo che ci circonda; l’amore, la lotta, il domani, l’infinito immaginario”.
Giacobbe è l’uomo ossessionato dal doppio. Il suo gemello, le due mogli, le due serve, le due patrie, le due terre. Giacobbe è Nik e Nik è Giacobbe. È dedicato a Campanella, Il Sogno di Giacobbe, a Campanella utopista della Città del Sole e a Michelangelo, “ Astronauta della Sistina”.
Una volta dentro ti senti avvolto, quasi fisicamente partecipe dell’opera che copre la parete absidale della chiesa e, tutta intera, la volta. E una sensazione che ti richiama immediatamente quella che si prova entrando nella cappella Sistina. Certo, cambiano le tinte, le dimensioni.
Qui, a MUSABA, non c’è la solennità vaticana, ma la sensazione è la stessa: un immediato ridimensionamento del tuo essere non più centro dell’universo, ma sua piccola, piccolissima parte.
Cogli, nell’immediato, la finitezza del tuo essere al cospetto della grandiosità delle figure che ti confondono, ti avvolgono, ti schiacciano un po’, facendoti sentire ancora più piccolo di quanto già, per tuo conto, non ti senta.
Nik Spatari ha impiegato non so, e forse non lo sa nemmeno egli stesso, quanti anni a pensare questo suo grandissimo, e non solo per dimensioni, lavoro. Le storie bibliche lo hanno da sempre affascinato, forse da quando, perse l’udito, aveva appena sei anni – ha cercato nel libro dei libri le ragioni dell’esistere e del vivere.